1962
Mondadori lancia Panorama.
Panorama: i fatti, le opinioni
"Veniamo dalla Luna per guardare quel che succede nel mondo e soprattutto in Italia", ripeteva Lamberto Sechi ai propri collaboratori. E quel semplice e tagliente precetto creò uno stile giornalistico sobrio, scrupoloso e ricco d'informazioni che contribuì a far decollare Panorama dopo gli esiti incerti dell'esordio.
Nato da un accordo paritario con Time Life, e preceduto da cinque numeri zero, Panorama uscì come mensile nell'ottobre 1962, sotto la direzione di Nantas Salvalaggio. La formula del "grande mensile moderno, ricco di informazioni, e impeccabilmente stampato" trovò tuttavia un'accoglienza di pubblico e di pubblicità inferiore alle aspettative, malgrado ripetuti aggiustamenti. Si cimentarono anche gli americani con un loro direttore, Leo Lionni (maggio 1964), che impresse a Panorama un taglio monografico; ma nel luglio 1965 si ritirarono definitivamente dall'impresa, considerata fallimentare.
Arnoldo Mondadori volle comunque proseguire e affidò il periodico a Lamberto Sechi, sotto la cui direzione i numeri si distinsero presto per un uso più giornalistico del materiale d'importazione, un maggiore assortimento di rubriche e un più ampio ventaglio di argomenti trattati. Panorama si stava trasformando in periodico d'attualità, in vista del grande salto a settimanale che sarebbe avvenuto il 18 maggio 1967. Si abbracciava così la formula del newsmagazine, inaugurata da Time e Newsweek, conferendo finalmente al settimanale una precisa riconoscibilità anche nei contenuti, oltre che nell'originale formato tabloid adottato fin dagli inizi.
Dal 15 maggio 1969, nel colonnino editoriale, fu inalberato il claim "I fatti separati dalle opinioni", dapprima per suggellare una precisa impostazione del periodico, ma presto per concretizzare l'impegno della redazione nel denunciare le anomalie italiane in mirate campagne contro gli scandali e le chiusure del sistema politico e per il pieno riconoscimento dei diritti civili. Sul modello del tedesco Der Spiegel e del francese L'Express, la rigorosa ricostruzione dei fatti si coniugava ora con una più diretta partecipazione alle opinioni della società civile.