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Al Palazzo Ducale di Mantova la mostra “Pisanello. Il tumulto del mondo”

Apre a Mantova la mostra “Pisanello. Il tumulto del mondo“.  Un’esposizione pensata in occasione dei 50 anni da quella curata da Giovanni Paccagnini, con la quale fu presentata una delle più importanti acquisizioni nel campo della storia dell’arte nel XX secolo: la scoperta nelle sale di Palazzo Ducale di Mantova del ciclo decorativo di tema cavalleresco dipinto a tecnica mista intorno al 1430-1433 da Antonio Pisano, detto il Pisanello.

L’esposizione, prodotta e promossa da Palazzo Ducale di Mantova, fa parte di un programma di ampia visione e lungo periodo per la valorizzazione dell’opera e della Sala dedicata all’artista, insieme all’attigua Sala dei Papi. È stato infatti ripensato in maniera permanente l’allestimento dell’intero ambiente (9,50×17,50 m; 3 pareti su 4 hanno svelato anche le sinopie della composizione affrescata; 100 mq tra affreschi e sinopie) per la miglior fruizione di un ritrovamento eccezionale del patrimonio artistico italiano.

Il progetto restituisce una leggibilità completa delle pitture, strappate e ricollocate oltre cinquant’anni fa, grazie a un nuovo sistema di illuminazione. Una luce calda e rivolta sui dipinti murari di Pisanello – al posto della precedente luce diffusa naturale – esalta i riflessi degli inserti dorati e i magnifici dettagli del disegno. Inoltre, una pedana sopraelevata consente al visitatore di apprezzare le pitture alla corretta distanza calcolata dall’artista, dato che fino ad oggi il percorso di visita si trovava a una quota più bassa di ben 110 cm a causa delle successive trasformazioni della sala.

Un ‘nuovo’ percorso, dunque, arricchito da apparati di approfondimento, che permette al pubblico la riscoperta secondo un punto di vista ‘corretto’ della realtà ricca di particolari e dettagli descritta dal Pisanello, della sua linea sinuosa e della straordinaria minuzia di tocco dell’artista.

L’intervento permanente nella sala del Pisanello si avvale del supporto alla progettazione del Politecnico di Milano, polo territoriale di Mantova, con la supervisione di Eduardo Souto de Moura; la parte temporanea dell’allestimento è progettata da Archiplan Studio che si è occupato anche di fornire tutti gli esecutivi.

Pisanello. Il tumulto del mondo, curata da Stefano L’Occaso, è una mostra che coinvolge due ampie sale attigue e consecutive del piano nobile, la Sala del Pisanello e l’attigua Sala dei Papi, oltre agli ambienti al piano terreno, allestite per mostrare una panoramica della cultura tardo-gotica a Mantova, esponendo un’eccellente selezione di pitture, sculture e miniature.

La sala del Pisanello è dedicata al ciclo pittorico, in relazione ai disegni preparatori, le pitture murali e le sinopie a vista; la sala dei Papi viene invece allestita in maniera definitiva con le foto storiche, le tracce materiali di uno straordinario intervento di strappo, alcune sinopie attualmente non esposte e tutto ciò che permette di raccontare la tecnica esecutiva delle pitture di Pisanello, la loro scoperta, la citata mostra del 1972 e gli interventi di restauro dagli anni Sessanta a oggi.

Un apparato multimediale interattivo completa l’allestimento: attraverso monitor touch screen è possibile visionare tutti i dettagli del ciclo cavalleresco a un ingrandimento mai visto fin ad ora, e navigare in un’accurata ricostruzione tridimensionale – realizzata dal 3d designer Matteo Morelli – della Sala del Pisanello quando ancora si chiamava “Sala dei Principi”, ovvero a una soglia storica precedente agli interventi che hanno portato alla scoperta del ciclo.

Infine, nelle sale dell’Appartamento di Santa Croce al pian terreno, adeguatamente schermate dalla luce esterna, sono presentate opere che, dal 1400 circa alla metà del XV secolo, mostrano e sintetizzano il panorama della cultura artistica coeva a Mantova, attraverso le statue dei Dalle Masegne già a decoro della cattedrale; attraverso le opere di Stefano da Verona, altro protagonista dell’età di Pisanello; attraverso i codici miniati che raccontano l’evoluzione del gusto della famiglia Gonzaga, evoluzione resa esemplare dal messale di Barbara di Brandeburgo, iniziato da Belbello da Pavia e concluso da Girolamo da Cremona, in chiave oramai pienamente rinascimentale.

In questa sala trovano ospitalità anche le opere di Pisanello non strettamente legate al ciclo arturiano.

L’esposizione conta circa 30 opere tra cui prestiti internazionali quali i capolavori del Pisanello la Madonna col Bambino e i santi Antonio e Giorgio della National Gallery di Londra, per la prima volta in Italia dalla sua “partenza” nel 1862, e i disegni del Museo del Louvre di Parigi; ma anche l’Adorazione dei magi di Stefano da Verona dalla Pinacoteca di Brera di Milano e, non da ultimo, la preziosa Madonna della Quaglia, una tavola giovanile di Pisanello, considerata tra le opere simbolo del Museo di Castelvecchio di Verona, disponibile anche in virtù di un accordo di valorizzazione in essere tra i due Musei sui rapporti artistici tra Verona e Mantova.

Tra i contributi a sostegno della mostra, per continuità e impegno, si segnala quello di Fondazione Banca Agricola Mantovana che offre da molti anni il proprio sostegno alle iniziative promosse da Palazzo Ducale, concorrendo alla valorizzazione del patrimonio artistico nazionale e alla diffusione dell’arte e della cultura nella comunità mantovana.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Electa e sarà aperta fino all’8 gennaio 2023.

“Rubens a Genova”: aperta la grande mostra al Palazzo Ducale di Genova

Dal 6 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023 Palazzo Ducale di Genova presenta la grande mostra Rubens a Genova dedicata a Pietro Paolo Rubens (1577–1640) e al suo rapporto con la città. La mostra è prodotta dal Comune di Genova con Fondazione Palazzo Ducale per la Cultura e la nostra casa editrice Electa, e grazie al supporto e alla partecipazione dello sponsor unico Rimorchiatori Riuniti S.p.A.

La curatela è di Nils Büttner, docente della Staatliche Akademie der Bildenden Künste Stuttgart nonché Chairman del Centrum Rubenianum di Anversa, e di Anna Orlando, independent scholar genovese, co-curatrice della mostra L’Età di Rubens tenutasi a Palazzo Ducale nel 2004.

Sedici le sezioni della mostra allestita nelle sale dell’appartamento ducale al piano nobile del palazzo. Sono esposti insieme a dipinti anche disegni, arazzi, arredi, accessori preziosi e volumi antichi. Oltre cento opere a dimostrare la grandezza di una capitale artistica visitata da uno dei maggiori artisti di tutti i tempi. Una selezione che conferma quell’appellativo di Superba dato a Genova, dove Rubens ha soggiornato più volte tra il 1600 e il 1607. Una scelta che consente, inoltre, di ripercorrere e in molti casi di ricomporre i rapporti con il patriziato genovese, che si sono protratti anche dopo il ritorno ad Anversa del maestro.

Trenta le opere ascrivibili all’universo artistico rubensiano: ben diciotto gli autografi, insieme a dipinti certamente usciti dalla bottega del pittore sotto la sua supervisione e con interventi diretti, oltre a due preziose testimonianze di opere perdute e note attraverso esecuzioni successive. Un insieme mai così consistente a Genova dal Settecento, città che ancora oggi custodisce opere di Rubens tra chiese, musei e collezioni private. A corollario, una straordinaria selezione di 80 opere completa il racconto del contesto culturale e artistico della città ligure nell’epoca del suo maggiore splendore. Rubens durante il suo viaggio in Italia (1600–1608) ha certamente visto e studiato Tintoretto e Luca Cambiaso; ha incontrato, e in particolare a Genova durante il suo soggiorno, Sofonisba Anguissola, Giovanni Battista Paggi e Bernardo Castello; ha collaborato con Jan Wildens e Frans Snyders. Tutti questi artisti sono presenti in mostra.

Quindici le opere rubensiane mai esposte a Genova e dieci per la prima volta in Italia. Due esempi tra queste ultime. Il primo, un Autoritratto del 1604–1605, da collezione privata. Riscoperto solo di recente, è uno studio a olio in preparazione di un autoritratto che Rubens ha incluso in una pala d’altare mantovana oggi dispersa. Il secondo, San Sebastiano medicato dagli angeli, 1615 circa, da collezione privata, è adesso riferito alla committenza del celebre condottiero Ambrogio Spinola, grazie ad un recente e importante ritrovamento documentario. Mai esposto in assoluto Cristo risorto appare alla Madre (con una figura da una composizione sottostante), 1612–1616 circa. Questo dipinto, proveniente da una collezione privata, raffigura il Cristo risorto in piedi davanti a due donne inginocchiate. Entrambe le figure femminili rappresentano la Madre di Gesù. Una recente radiografia ha rilevato sotto la superficie pittorica la presenza di una seconda immagine femminile, simile dal punto di vista compositivo, ma iconograficamente diversa. Attualmente sono visibili entrambe le figure. In questa occasione vengono presentati gli studi e i confronti con l’iconografia rubensiana nota. Tra le novità anche due splendidi ritratti: Violante Maria Spinola Serra, 1607 circa, da Buscot Park (Oxfordshire-The Faringdon Trust) e Geronima Spinola Spinola con la nipote Maria Giovanna Serra, 1605–1606 circa, da Stoccarda, Staatsgalerie. Capolavori assoluti della ritrattistica del barocco europeo, sono entrambi esposti per la prima volta con la ritrovata identità.

Musei stranieri e italiani, così come collezionisti privati, hanno concesso prestiti eccezionali riconoscendo un progetto basato sul lungo percorso di studi e approfondimenti scientifici dei curatori, e motivato dal supporto di un prestigioso comitato scientifico onorario internazionale, composto dai massimi conoscitori della materia. Grazie alle ricerche legate alla preparazione della mostra, si deve anche la riscoperta di un dipinto di Rubens di cui si erano perse le tracce da due secoli, e certamente presente a Genova nel Seicento. In questa occasione viene sottoposto al vaglio degli studiosi internazionali che non lo hanno mai visto prima d’ora per dimostrarne l’attribuzione. Si tratta di uno studio per la pala d’altare I miracoli del Beato Ignazio di Loyola, ancora nella Chiesa del Gesù a Genova.

Queste e molte altre le novità presentate al pubblico in una mostra che nasce in occasione del quarto centenario dalla pubblicazione del libro Palazzi di Genova di Pietro Paolo Rubens, stampato ad Anversa nel 1622. Anniversario celebrato nella prima sala, dove sono esposte due copie originali, tra le quali un raro esemplare della prima edizione, senza aggiunte posteriori.

Tre i volumi pubblicati da Electa in occasione della mostra, con la curatela di Anna Orlando: il catalogo, anche a cura di Nils Büttner, presenta tutte le novità dovute alle nuove ricerche e gli importanti aggiornamenti frutto della preparazione dell’esposizione; la guida alla mostra, un agile strumento per seguire il percorso di visita; la guida A Genova con Rubens che accompagna nell’itinerario rubensiano alla scoperta dei capolavori nei palazzi genovesi e nelle chiese che certamente Rubens visitò. In questa circostanza Abscondita pubblica Palazzi di Genova, a cura di Anna Orlando. Nel volume riproposti prospetti, planimetrie e sezioni degli edifici selezionati da Rubens: un materiale copioso per dare conto della complessità, ma anche della funzionalità e comodità delle abitazioni genovesi.

L’appuntamento espositivo di Palazzo Ducale ha consentito di attivare un progetto di grande rilievo: Genova per Rubens. A Network ideato e curato da Anna Orlando; di fatto la più importante rete culturale mai attivata a Genova intorno a un singolo artista. All’insegna di Rubens e del suo speciale rapporto con la città, sono coinvolte oltre sessanta realtà pubbliche e private: una fitta rete di collaborazioni che ha consentito di comporre focus conoscitivi, appuntamenti culturali, aperture straordinarie, eventi collaterali e ulteriori progetti espositivi.

Rubens a Genova sarà visitabile fino al 22 gennaio 2023. Per info e biglietti: palazzoducale.genova.it e www.ticketone.it.

Al Palazzo Reale di Milano la prima retrospettiva in Italia su Max Ernst

Apre a Milano, il 4 ottobre 2022, la prima retrospettiva in Italia dedicata a Max Ernst (1891-1976), pittore, scultore, poeta e teorico dell’arte tedesco, poi naturalizzato americano e francese. La mostra, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura e da Palazzo Reale con Electa, in collaborazione con Madeinart, è curata da Martina Mazzotta e Jürgen Pech.

Oltre 400 sono le opere tra dipinti, sculture, disegni, collages, fotografie, gioielli e libri illustrati provenienti da musei, fondazioni e collezioni private, in Italia e all’estero. Tra questi: la GAM di Torino, la Peggy Guggenheim Collection e il Museo di Ca’ Pesaro di Venezia, la Tate Gallery di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo Cantini di Marsiglia, i Musei Statali e la Fondazione Arp di Berlino, la Fondazione Beyeler di Basilea, il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza di Madrid.

Il lungo lavoro di studio e d’indagine compiuto dai curatori ha permesso di includere tra i prestiti, che vantano la presenza di un’ottantina di dipinti, anche opere e documenti che non venivano esposti al pubblico da parecchi decenni.

L’immensa vastità di temi e sperimentazioni dell’opera di Ernst si spalma su settant’anni di storia del XX secolo, tra Europa e Stati Uniti, sfuggendo costantemente a una qualsivoglia definizione. Pictor doctus, profondo conoscitore e visionario interprete della storia dell’arte, della filosofia, della scienza e dell’alchimia, Max Ernst viene presentato in questo contesto quale umanista in senso neorinascimentale. Se André Chastel affermava di rinvenire in Ernst una sorta di “reincarnazione di quegli autori renani di diavolerie tipo Bosch”, Marcel Duchamp vi aveva rintracciato “un inventario completo delle diverse epoche del Surrealismo”.

Al piano nobile di Palazzo Reale i visitatori potranno immergersi in un avvincente itinerario che ripercorre l’avventurosa parabola creativa dell’artista, segnata dai grandi avvenimenti storici del XX secolo e costellata di amori straordinari, nonché di amicizie illustri. Il percorso narra le vicende biografiche di Ernst raggruppandole in 4 grandi periodi, a loro volta suddivisi in 9 sale tematiche che dischiudono approcci interdisciplinari alla sua arte.

 

Un’ampia, ideale biblioteca, quella dell’artista, fatta di libri illustrati, manuali per lo studio, fotografie, oggetti e documenti, si snoda attraverso tutto il percorso della mostra, invitando i visitatori ad attivarsi in giochi di rimandi e corrispondenze tra le fonti d’ispirazione e le opere stesse.

Come in una grande Wunderkammer, e in analogia con l’universo di Max Ernst, la mostra e il volume che l’accompagna sfidano i visitatori a cimentarsi in affascinanti e intriganti giochi di percezione tra stupore e meraviglia, ove logica e armonia formale si accompagnano a enigmi impenetrabili, ove opere, tecniche e costellazioni di simboli conducono oltre la pittura.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Electa, da una guida e da una nuova edizione, sempre di Electa, di due opere fondamentali di Paola Dècina Lombardi sul movimento surrealista: Surrealismo 1919-1969. Ribellione e immaginazione e La donna, la libertà, l’amore. Un’antologia sul surrealismo.

“Max Ernst” sarà visitabile dal 4/10/2022 fino al 26/02/2023. Per info e biglietti: www.maxernstmilano.it, www.electa.it e www.palazzorealemilano.it

Apre a Mantova la mostra “Depero automatico acrobatico”

Dal 7 settembre 2022 a Palazzo della Ragione a Mantova, in concomitanza con il Festivaletteratura, apre al pubblico la mostra dedicata a Fortunato Depero (Fondo 1892 – Rovereto 1960), intelligente creatore dell’estetica futurista teorizzata in Ricostruzione futurista dell’Universo, firmato con Giacomo Balla nel 1915. Depero automatico acrobatico porterà per la prima volta a Mantova circa 80 opere significative attraverso l’arco temporale 1917-1938, e resterà aperta al pubblico fino al 26 febbraio 2023.

La mostra è stata ideata da Electa in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto , in esclusiva per gli spazi di Palazzo della Ragione. La cura è di Nicoletta Boschiero, responsabile della Casa d’Arte Futurista Depero.

Depero nella sua lunga esperienza artistica ha costruito una forma d’arte totale che ha spaziato dalla pittura al teatro, dalla scenografia alle arti applicate, dall’editoria alla pubblicità divenendo uno dei protagonisti del movimento futurista. La rassegna è un viaggio attraverso questi molteplici ambiti creativi, scandita nelle tre tappe geografiche del suo percorso artistico.

A Capri prende il via una delle stagioni più creative che avrà il suo acme tra il 1916 e il 1918, quella legata all’avventura teatrale vissuta con lo svizzero Gilbert Clavel, suo sodale, ripercorsa attraverso alcuni disegni che appartennero a Clavel stesso. Esposto anche un importante capolavoro, come Meccanica di ballerina, del 1917, e alcune bellissime chine dedicate alla novella gotica Istituto per suicidi, preludio alla nascita dell’automa con lo spettacolo teatrale Balli plastici.

A Rovereto nel 1919, finita la guerra, Depero dà vita a un suo grande sogno, quello di aprire una casa d’arte specializzata nel settore della grafica pubblicitaria, dell’arredo e delle arti applicate e, in particolare, in quello delle tarsie in panno che avranno un grande successo a Parigi, all’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes del 1925, “aperta a tutti gli industriali i cui prodotti siano artistici nel carattere e mostrino chiaramente una tendenza moderna”

Infine, dopo i successi ottenuti nelle principali esposizioni nazionali e internazionali, Depero e la moglie Rosetta si trasferiscono a New York nel 1928 aprendo la Depero’s Futurist House, una sorta di filiale americana della casa d’arte di Rovereto. L’impegno pubblicitario di Depero si concretizza con collaborazioni con marchi di spicco, e prepara numerosi progetti di copertine per American Printer, Vogue, Vanity Fair, oltre a realizzare le scenografie teatrali per New Babel. Un’ultima sezione della mostra è poi dedicata alla pluriennale collaborazione con il marchio Campari.

Il catalogo della mostra è edito da Electa

Per info e biglietti: https://www.deperomantova.it/mostra-depero-mantova-orari-e-biglietti.html 

Gli E-Book delle case editrici del Gruppo Mondadori disponibili su Perlego, la biblioteca digitale dedicata ai testi accademici

Da questo mese gli e-book delle case editrici del Gruppo Mondadori sono disponibili anche sulla biblioteca digitale Perlego.

Grazie a questo accordo Mondadori, Rizzoli, Einaudi, Piemme e Mondadori Electa ampliano ulteriormente i canali di distribuzione del proprio catalogo, rendendo accessibili 9.000 e-book tra saggistica, divulgazione scientifica e narrativa, agli studenti e universitari che usufruiscono dell’innovativo servizio di Perlego.

Tra le ultime novità presenti: Suicidio occidentale di Federico Rampini (Mondadori), Superintelligenti di Mo Gawdat (Rizzoli), Rancore di Gianrico Carofiglio (Einaudi), Il Mostro di Matteo Renzi (Piemme).

La piattaforma di Perlego, attiva in tutto il mondo, permette di consultare testi accademici, professionali e di saggistica in modo illimitato, sottoscrivendo un unico abbonamento. Un’offerta di oltre 900.000 pubblicazioni digitali dei principali editori internazionali, in 6 lingue, su più di 950 discipline diverse, che spaziano dall’economia alla filosofia, dal management all’arte, e che oggi si arricchisce con l’ingresso del primo gruppo editoriale italiano.

«Perlego è uno dei principali servizi di abbonamento di e-book al mondo. Si tratta per noi di un’opportunità interessante per raggiungere nuovi lettori, valorizzando ulteriormente il prestigio del nostro catalogo digitale trade e dei nostri autori presso un target sensibile e attento, come quello accademico», ha dichiarato Filippo Guglielmone, direttore generale operativo trade di Mondadori Libri.

«Siamo contenti di questa importante collaborazione con il Gruppo Mondadori, da sempre simbolo di innovazione nell’editoria Italiana. Questa permetterà alla nostra crescente base di utenti in Italia di accedere, senza limiti e a un prezzo conveniente, ai migliori titoli di alcune tra le più importanti case editrici, e così facendo anche di contrastare la pirateria», ha dichiarato Luigi Lavizzari, country manager di Perlego.

Perlego è un progetto nato nel 2017 dagli studenti per gli studenti, con il duplice obiettivo di rendere inclusivo l’accesso alle risorse didattiche, abbattendo le barriere di costi e spazi, e di contrastare il fenomeno della pirateria di libri. Oggi raggiunge oltre 400.000 utenti da più di 6.000 istituzioni in 172 paesi. Disponibile sia nella versione desktop sia mobile, permette la lettura dei testi anche offline, e offre varie funzionalità tra cui la possibilità di evidenziare, prendere appunti e citare fonti.

Electa per i bookshop alla Biennale di Venezia

In occasione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte, Electa presenta le nuove librerie de La Biennale di Venezia alle Corderie all’Arsenale, ai Giardini e a Ca’ Giustinian. Tante le collaborazioni importanti con un’aspirazione comune: la centralità della lettura e del libro nella diffusione della cultura contemporanea multiforme e complessa che ogni anno La Biennale scandaglia e rappresenta attraverso le discipline dell’arte, dell’architettura, del cinema, del teatro, della musica e della danza.

Un rinnovato allestimento per il bookshop alle Corderie all’Arsenale a cura di Migliore + Servetto Architects, un intervento grafico di Leonardo Sonnoli coordinato anche con la libreria ai Giardini della Biennalenuove linee di merchandising disegnate da studi internazionali (DeValence, A Practice for Everyday Life) e soprattutto molti libri che trattano i temi della Biennale Arte 2022. A partire dalla figura originale e straordinaria di Leonora Carrington (cui saranno dedicate sezioni specifiche alle Corderie all’Arsenale e Giardini della Biennale, nonché tutta l’offerta editoriale di Ca’ Giustinian, che diventerà una libreria ‘a soggetto’), il pubblico troverà testi che parlano non solo di arte e degli artisti in mostra, ma anche dei percorsi che essi sviluppano: intorno al genere, all’identità, a trasformazioni e linguaggio del corpo; sui rapporti tra l’uomo e la tecnologia, la fantascienza, l’irreale, e ancora sulle alleanze tra l’essere umano e le altre, nuove e ibride, specie.
Le voci dei più importanti pensatori del nostro tempo ma anche del passato, una ricca offerta di libri (quasi 2000 titoli) per immergersi e scoprire, per perdersi e ritrovarsi.

Il visitatore-lettore attraverserà nelle librerie nuove sezioni caratterizzate da temi e parole chiave:
EARTHSEED (d’après Octavia Butler) è la selezione che racconta il rapporto tra uomo e altri esseri viventi, la capacità di prendersi cura, la vita e i rapporti fra esseri non umani;
CASA DELLE DIFFERENZE (d’après Audre Lorde) propone testi su femminismi e attivismi che hanno allargato e continuano ad allargare la definizione di umano;
POSTUMANO presenta edizioni per viaggiare oltre l’umanesimo e oltre i corpi normativi; ANTROPOCENE/ CAPITALOCENE libri che raccontano dove ci troviamo, perché e dove possiamo andare; e infine
IL NOSTRO MONDO, ALTRI MONDI libri sul mondo che viviamo e su altri mondi possibili.

A Ca’ Giustinian, la scelta editoriale ruota attorno alla figura di Leonora Carrington, al suo Il latte dei sogni, al surrealismo femminile, alle pensatrici, scrittrici, e artiste storiche e contemporanee che parlano ai visitatori della Biennale Arte: da Dora Maar a Lee Miller, da Dorothea Tanning a Claude Cahun fra le più visibili.

Per alimentare l’interazione con i lettori e i visitatori è attivo un canale Instagram dedicato: @electabookshop, uno strumento per potenziare la narrazione in rete e allo stesso tempo per invitare il pubblico di prossimità a frequentare le librerie e a prendere parte alle iniziative.

LA GUIDA AI PADIGLIONI
In occasione della Biennale Arte 2022, Electa pubblica anche la Guida ai padiglioni della Biennale di Venezia dal 1877 nelle edizioni italiano e inglese, a cura di Marco Mulazzani. L’aggiornamento della ‘storica’ guida ai padiglioni che mostra, attraverso il succedersi delle costruzioni, un complesso intreccio con le vicende della oltre centenaria attività della Biennale di Venezia. La nuova edizione comprende la documentazione del Padiglione della Santa Sede, l’ultimo realizzato nel 2018 sull’isola di San Giorgio Maggiore.

A Parma una mostra sulla committenza della famiglia Farnese

A venticinque anni dall’ultima esposizione sul tema, il Complesso Monumentale della Pilotta di Parma ospiterà, dal 18 marzo al 31 luglio 2022, una grande mostra dedicata alla committenza della famiglia Farnese, con l’obiettivo di indagare la straordinaria affermazione della casata nella compagine politica e culturale europea dal Cinque al Settecento, attraverso l’utilizzo delle arti come strumento di legittimazione. I Farnese. Architettura, arte, potere è realizzata dal Complesso Monumentale della Pilotta in partenariato con la nostra casa editrice Electa, con il sostegno del Comune di Parma.

L’esposizione, curata da Simone Verde con Bruno Adorni, Carla Campanini, Carlo Mambriani, Maria Cristina Quagliotti e Pietro Zanlari, presenterà oltre 300 opere provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane ed europee insieme a opere della Collezione Farnese a Parma. Da segnalare alcuni prestiti eccezionali, a conferma delle relazioni e dell’interesse dei Farnese per la cultura e gli oggetti provenienti da terre lontane e sconosciute.

Il risultato è un corpus di materiali museali ed archivistici che confluisce per la prima volta in una delle mostre più importanti mai realizzata sul tema del collezionismo rinascimentale e di sicuro la più ricca in assoluto sulla Collezione Farnese, in cui si ritrova una riflessione dell’aderenza tra residenze e raccolte artistiche, capace di evocare quel connubio tra opere e architettura che legava i contenuti al loro contenitore. 

Il percorso espositivo, sviluppato su diversi nuclei tematici, sarà articolato nei diversi spazi del Complesso della Pilotta: i Voltoni del Guazzatoio, il Teatro Farnese, la Galleria Petitot della Biblioteca Palatina e la Galleria Nazionale. Ad accompagnare l’iniziativa una serie di pubblicazioni che approfondiranno la storia globale del collezionismo farnesiano, con contributi dei maggiori studiosi al mondo di questo tema, e le complesse vicende della committenza artistica e architettonica.

Le pubblicazioni de I Farnese. Architettura, arte, potere sono edite da Electa.

Tutte le informazioni su electa.it

Le foto sono di Paolo Portoghesi e Giovanni Hänninen.

La Triennale di Milano ed Electa celebrano la carriera di Saul Steinberg, tra Milano e New York

Saul Steinberg - Milano New York

Triennale Milano e Electa dedicano un’attesissima mostra a Saul Steinberg (1914-1999), a cura di Italo Lupi e Marco Belpoliti con Francesca Pellicciari.
Un omaggio che Milano doveva al grande artista, che ha dedicato molte delle sue opere di tagliente intelligenza alla città in cui ha soggiornato negli anni di formazione.

L’allestimento al primo piano di Triennale nella Curva, punto privilegiato del Palazzo dell’Arte, è disegnato da Italo Lupi, Ico Migliore, Mara Servetto in dialogo sensibile con l’architettura.

Un’esposizione ricca di disegni a matita, a penna, a pastello; opere realizzate con timbri e ad acquerello, maschere di carta, oggetti/sculture, stoffe, collages, a documentare la intensa e multiforme attività artistica di Steinberg. Ad accompagnare le opere, un’ampia selezione di apparati documentali e fotografici, utili per una più attenta comprensione della vita dell’artista, nonché una selezione accurata di riviste e libri originali, che – a partire dalle famose copertine del ”The New Yorker” – hanno accolto alcuni dei contributi più significativi di Steinberg.

350 opere circa, provenienti da importanti istituzioni, quali la Saul Steinberg Foundation, il Jewish Museum e la Hedda Sterne Foundation di New York, il Museum of Fine Arts di Boston, nonché da collezionisti e amici di Steinberg, in Italia e all’estero.

In questa occasione, viene inoltre mostrata in anteprima parte dell’importante donazione di opere dell’artista che la Biblioteca Nazionale Braidense ha recentemente ricevuto dalla Saul Steinberg Foundation.

La mostra si inserisce nel percorso che Triennale sta portando avanti su alcuni protagonisti della cultura del Novecento che da Milano hanno sintetizzato un’estetica e una visione del progetto che ha poi avuto influenze in tutto il mondo. Una serie di esposizioni monografiche che restituiscono la grandezza di figure complesse, facendo emergere nuove chiavi interpretative e superando facili etichette e inquadramenti.

Laureatosi avventurosamente alla facoltà di Architettura del Regio Politecnico, Steinberg non ha mai dimenticato gli anni trascorsi a Milano (dal 1933 al 1941), città in cui, oltre a stringere importanti rapporti di amicizia con alcuni protagonisti del vivace mondo culturale milanese di quegli anni – a partire da Aldo Buzzi, suo amico fraterno – si inizia a delineare il suo personale percorso artistico, attraverso i primi contributi alle riviste satiriche degli anni Trenta come Il Bertoldo e il Settebello, tramite i quali ottiene una prima, precoce fama come disegnatore umoristico.

Saul Steinberg Milano New York in Triennale prende spunto proprio da questi esordi per fornire una prima testimonianza del suo rapporto con l’Italia in generale, e con Milano in particolare, senza però tralasciare anche altre città – reali, come Venezia o Carpi, oppure immaginarie, frutto di straordinari pastiches di paesaggi urbani composti da cupole romane e fantasie architettoniche, non riconducibili ad una città specifica ma dal sapore tutto italiano.

Espulso nel 1941 dall’Italia per motivi razziali, Steinberg raggiunse faticosamente nel 1942 gli Stati Uniti, da cui, arruolatosi nelle fila dell’esercito alleato, ripartì con lo scopo di raccontare attraverso i propri occhi gli eventi del conflitto mondiale, andando a toccare oltre ai teatri di guerra di Cina, India e Nord Africa anche il Belpaese.
Dall’esperienza del conflitto scaturirono importanti opere, due delle quali, già esposte nel 1946 al MoMA in occasione della mostra Fourteen Americans, saranno presenti in Triennale.

Nucleo centrale dell’esposizione è un’opera specificatamente realizzata da Steinberg per Milano: quattro disegni preparatori, ciascuno composto da una striscia di carta piegata a fisarmonica lunga fino a 10 metri, che, una volta ingranditi fotograficamente, vennero incisi con la tecnica a “sgraffito” sui muri curvi del Labirinto dei ragazzi, progettato dallo studio di Architettura BBPR per la 10ª Triennale di Milano del 1954. Questi quattro leporelli, parte della donazione alla Biblioteca Braidense, contengono molti dei temi e dei segni artistici che Steinberg svilupperà lungo tutto l’arco della sua carriera. In primis, quello della linea, la cui ingannevole semplicità assume, nelle mani e nel pensiero di Steinberg, declinazioni inesauribili, in un esperimento narrativo continuo.

Per offrire una rappresentazione esauriente del Labirinto, oltre al materiale documentario sul progetto architettonico dei BBPR, proveniente dagli archivi di Triennale, è presente in mostra un Mobile di Alexander Calder, proveniente dalla GAM di Torino, a ricordo di quello che era situato al centro del suo percorso. E non è un caso che Steinberg e Calder si trovassero affiancati all’interno dello stesso progetto: oltre ad essere grandissimi amici (Steinberg scriverà un testo commovente per il necrologio di Calder) i due artisti si erano già trovati a lavorare fianco a fianco, essendo stati convocati entrambi a realizzare delle opere per l’erigendo Terrace Plaza Hotel di Cincinnati, nei tardi anni ’40. Negli anni Settanta, Steinberg dedica a Milano altri disegni di straordinaria intelligenza, raffigurando la città come il suo ricordo gli suggerisce. Ecco quindi le architetture solennemente novecentesche del Regime, ancora immerse in scenari di grottesca quotidianità fascista, i luoghi della sua vita milanese nei dintorni del Politecnico, e altre cartoline dalla sua vita passata: “L’aria di Milano era ottima, allora, e la luce bellissima, e vedevo una cosa che non avevo mai visto, lo svegliarsi tranquillo e silenzioso di una città: gente a piedi, gente in bicicletta, tram, operai.” Accanto a ciò, trova spazio una sintesi il più possibile estesa di tutto ciò che compone il variegato e sorprendente universo di Steinberg: uno sguardo sul mondo che accoglie, interpreta e rielabora temi e soggetti di ogni genere, con uno stile e una visione immediatamente riconoscibili.

Il libro: Steinberg A-Z

La mostra è accompagnata da un libro-catalogo, edito da Electa, dal titolo Steinberg A-Z, organizzato come una “enciclopedia” contemporanea: un volume a cura di Marco Belpoliti che analizza l’opera di Saul Steinberg nei suoi molteplici aspetti, dall’architettura al disegno, dal rapporto con Milano a quello con New York, alle mappe, all’epistolario con Aldo Buzzi, agli artisti che gli furono amici e compagni come Costantino Nivola e Alexander Calder, ma anche Alberto Giacometti e Le Corbusier. Il libro riunisce i contributi di Stefano Boeri, Marco Sammicheli, Claudio Bartocci, Stefano Bartezzaghi, Francesco Cataluccio, Gabriele Gimmelli, Nunzio La Fauci, Francesca Pellicciari, Mario Tedeschini Lalli, Stefano Salis e altri a cui sono state affidate le voci dell’enciclopedia, un centinaio di lemmi circa per offrire uno spaccato dell’universo di Steinberg.

L’allestimento in Triennale

Lo spazio che ospita la grande mostra steinberghiana è quello autorevole per la sua posizione nell’ampio e certo fortemente rappresentativo emiciclo vetrato al primo piano del Palazzo della Triennale. Spazio molto importante nella planimetria del palazzo, ma che, con le sue superfici curve completamente vetrate e luminosissime, ha richiesto soluzioni complesse per l’esposizione delle opere, anche in relazione alla luce molto intensa. “Affrontando con Ico Migliore e Mara Servetto, soliti compagni di viaggio e spesso direttori d’orchestra, questa nuova avventura, si è stabilito che la linea guida del progetto doveva essere quella di un allestimento che valorizzasse la nobile architettura di Giovanni Muzio, progettista del Palazzo” sottolinea Italo Lupi. Filtrata da una prima zona fortemente dinamica per i tagli diagonali e per la ricca testimonianza fotografica e letteraria sulle pareti, la vera sala espositiva è risolta con una serie di teche luminose e tavoli orizzontali, ma soprattutto con la grande libreria che segue attentamente la curva dell’emiciclo e ospita e svela le opere. Si è pensato a questa grande libreria come a un potente diorama capace di raccontare puntualmente la complessità delle opere steinberghiane.
Il necessario controllo della luce, che per molte opere richiede standard rigidissimi, ha imposto l’oscuramento totale delle superfici vetrate. Un colpo d’occhio che sottolinea e non contraddice la comprensione spaziale dell’architettura.
E, da uno spiraglio lasciato libero, corre lo sguardo verso l’angolo verde del Parco Sempione che, nella 10ª Edizione della Triennale, aveva ospitato il Labirinto, storico monumento BBPR/Steinberg. 

Nasce a Mantova una scuola di scrittura ed editoria per ragazzi

A Mantova da ottobre una scuola di scrittura ed editoria per gli studenti delle superiori, ricordando Arnoldo Mondadori

A ottobre 2021 prende avvio, a Mantova, un’iniziativa destinata ai giovani: una Scuola di scrittura ed editoria dal titolo Il libro dalla A alla Z, promossa dal Comune di Mantova (settore Cultura e turismo e Assessorato all’istruzione, in collaborazione con Biblioteca Teresiana) e ideata e realizzata dalla nostra casa editrice Electa in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, in occasione dei 50 anni dalla scomparsa di Arnoldo Mondadori.

Nato con l’obiettivo di alimentare la passione per la lettura e la scrittura della generazione Z e inserito dalle scuole tra i programmi di attività dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento), il progetto prevede un anno di formazione, con lezioni che indirizzano e guidano verso i molteplici mestieri dell’editoria. Venti lezioni rivolte a 110 studenti e studentesse degli istituti superiori di secondo grado di Mantova per la durata di 9 mesi (da ottobre 2021 a giugno 2022), negli spazi della biblioteca Teresiana, tenute da riconosciuti professionisti del settore come Edoardo Brugnatelli, Lucia Tilde Ingrosso e Michela Tilli, fra gli altri.

Anticiperanno la scuola due lezioni speciali e aperte al pubblico che si terranno nell’Atrio degli Arcieri di Palazzo Ducale l’8 e il 9 settembre, nelle giornate del Festivaletteratura: la filosofa Ilaria Gaspari e la sociolinguista Vera Gheno inviteranno i ragazzi e tutto il pubblico a “prendere i desideri per la coda”, parafrasando Picasso. Un’esortazione alla libera esplorazione ed espressione del sé e dei pensieri, attraverso il potere del linguaggio.

 Nel giugno 2022 i percorsi intrapresi dai ragazzi durante l’anno, dalle radici storico-artistiche più profonde della città verso le grandi questioni della contemporaneità, confluiranno nella progettazione di un’inedita Guida sentimentale di Mantova, con testi, fotografie e copertina a cura dei partecipanti.

Mantova, città dalla tradizione letteraria, è anche il luogo di origine di Arnoldo Mondadori (1889 – 1971), di cui quest’anno ricorre il Cinquantesimo anniversario dalla scomparsa. L’iniziativa sarà anche occasione per raccontare e celebrare il percorso imprenditoriale di Mondadori: dal successo nel settore della scolastica, alla sperimentazione di nuovi generi e formati editoriali. Saranno inoltre valorizzate le tracce che ha lasciato in città, come la collezione d’arte moderna con dipinti di Federico Zandomeneghi e Armando Spadini, donata dalla famiglia Mondadori negli anni ‘70 ed esposta permanentemente al piano superiore di Palazzo Te dal 1983.

 

Informazioni sugli appuntamenti

Un atlante dei desideri,
Con Ilaria Gaspari,
8 settembre, ore 11:30
Mantova, Palazzo Ducale, Atrio degli Arcieri

Abitare comodamente la lingua: considerazioni su un diritto universale,
Con Vera Gheno,
9 settembre, ore 11:30
Mantova, Palazzo Ducale, Atrio degli Arcieri

L’ingresso agli incontri è gratuito con prenotazione obbligatoria, prenota a questi link i biglietti per Ilaria Gaspari e Vera Gheno

Electa presenta la mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”

La reggia di Nerone riapre al pubblico con la mostra “Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche”

La Domus Aurea riapre al pubblico con un percorso di visita ricco di novità e con una mostra organizzata e prodotta da Electa

La mostra

“Raffaello e la Domus Aurea. L’invenzione delle grottesche” è la mostra pensata per il cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio (6 aprile 2020), allestita nella Sala Ottagona e negli ambienti circostanti con straordinari apparati interattivi e multimediali.

Intorno alla metà del secondo decennio del Cinquecento, Raffaello fu il primo artista rinascimentale a comprendere la logica dei sistemi decorativi della residenza neroniana, riproponendoli organicamente, grazie alle sue profonde competenze antiquarie, in numerosi capolavori ricordati in questa esposizione. Curata da Vincenzo Farinella e Alfonsina Russo con Stefano Borghini e Alessandro D’Alessio, è promossa dal Parco archeologico del Colosseo e prodotta da Electa.

Il progetto narra l’eccezionale storia della riscoperta della pittura antica sepolta nelle “grotte” dell’originaria Domus Aurea di Nerone. Una storia che comincia intorno al 1480, quando alcuni pittori, tra i primi Pinturicchio, Filippo, Lippi e Signorelli, si calano nelle cavità del colle Oppio – definite appunto grotte – per recarsi, a lume di torce, ad ammirare le decorazioni pittoriche, e da allora chiamate “grottesche”, di antichi ambienti romani. Stavano scoprendo, senza ancora saperlo, le rovine dimenticate dell’immenso palazzo imperiale di Nerone celebrato dalle fonti.

La mostra, il cui allestimento e interaction design sono progettati da Dotdotdot, si sviluppa nella Sala Ottagona, vero e proprio capolavoro dell’architettura romana imperiale, e nei cinque ambienti limitrofi. Alle proiezioni digitali si aggiunge un progetto di sound design che, in tempo reale, genera una colonna sonora basata sulle musiche romane e rinascimentali.

La visita

La mostra è visitabile tutti i giorni, e dal venerdì alla domenica è compresa nella visita guidata del cantiere della Domus Aurea. Per info: https://parcocolosseo.it/ e raffaellodomusaurea.it